Cosa non è inclusivo

Come far sentire tutti ben accolti

Negli ultimi anni il termine inclusivo è apparso un po’ ovunque, anche nel mondo del Kundalini Yoga. E se si è sentito il bisogno di aggiungere questa parola, di esplicitarla, nasce il sospetto che alla base esista la non inclusione.
A mio avviso questo “potrebbe” non è un problema, ma un inizio. Un buon inizio per aprirsi ed essere pronti ad affinare la propria consapevolezza su questo argomento.

Con l’esperienza mi sono resa conto che il cammino verso l’inclusione richiede una certa dose di sacrificio. E quello che generalmente deve essere sacrificato è il privilegio. I privilegi, che manteniamo vivi e a cui, consciamente o inconsciamente, siamo attaccati.

Per comprendere cosa significhi essere inclusivi, potremmo iniziare chiedendoci cosa significhi non esserlo, essere NON inclusivi: “mancanza di inclusione o incapacità di includere qualcuno o qualcosa” (Dizionario Merriam-Webster). O, per dirla in un altro modo: non inclusivo significa “escludere qualcosa o qualcuno” (YourDictionary.com).

Per noi come insegnanti, formator*, organizzator* di seminari, corsi di formazione, o semplici praticanti di Kundalini Yoga, diventerà sempre più importante sensibilizzarci su questo argomento. 

“Se non includiamo intenzionalmente, escludiamo involontariamente” 

Stephen Frost

E solo in una cultura dell’inclusione prosperano il potere e la bellezza della diversità.

Viviamo in culture di separazione, divisione, confini, non inclusione, che sfociano in uno stato permanente di paura. Possiamo sentire questa paura da entrambe le parti: negli ambienti privilegiati ed in quelli emarginati.
L’inclusione potrebbe quindi diventare la nostra bussola per definire e perorpare i diritti umani e calmare le nostre tensioni interne. Questo faciliterà anche l’accettazione che ogni individuo ha il diritto di essere chi è ovunque e in ogni momento, non solo in certi club, in certe scuole, in certi luoghi e in un determinato momento.

Come ci insegna la Natura. E la comprensione yogica: tutti gli elementi sul pianeta Terra esistono e coesistono nel qui e ora. Basti pensare ai Tattva e a tutta l’esistenza.

Secondo la mia esperienza personale, sarebbe opportuno che tutt* osservassero il proprio linguaggio, il comportamento e i modelli di atteggiamento comuni, individualmente e in gruppo. Osservazione che solleverebbe anche la questione di “come” trasmettiamo gli Insegnamenti – ad esempio l’uso della polarità per i mudra invece del genere – e il “dove” li trasmettiamo – la divisione dei bagni in uomo e donna, per esempio, o normodotati e in sedia a rotelle.

Per questa transizione è utile sapere che nella nuova prospettiva “bio-psico-sociale” l’attenzione si sposta dai modelli di comportamento personali alle “barriere” sociali e architettoniche. Questa nuova prospettiva sociale è già ben nota a noi Yog* grazie a uno dei Cinque Sutra per l’Era dell’Acquario. La conseguenza immediata dell’applicazione del “L’altro sei tu” si rivela così come un’opportunità.

COME MIGLIORARE L’INCLUSIONE E L’ACCESSIBILITA’

Approfondendo il tema da questo punto di vista, dove possiamo migliorare l’inclusione e l’accessibilità in termini di “spazio e tempo”? Nella nostra vita attuale, nel rapporto con la nostra storia e i nostri antenati e con gli studenti così come all’interno delle nostre comunità di pari, della nostra Sangat?

In relazione agli studenti, come insegnant* e formator* potremmo iniziare a esaminare la nostra lingua con una ‘lente d’ingrandimento’ basata sulla nostra identità personale:

  • origine: non tutti sono madrelingua inglese, ad esempio,  
  • genere: non tutti vogliono essere definito secondo un canone fisso,
  • “razza”: ad esempio, non tutti sono bianchi caucasici,
  • età: ha senso in una lezione di yoga della generazione-x, -y, -z, Baby Boomers, ecc.,
  • elitarismo: noi Kundalini Yogi* corriamo già il rischio di essere definiti una setta se insistiamo su tutti quegli elemento che crediamo ci rendano “diversi” dagli altri.

E sì, questi esempi potrebbero continuare all’infinito.

Così, sempre come insegnanti e formator*, potremmo provare a esaminare il nostro comportamento rispetto ai seguenti comportamenti non inclusivi sul posto di lavoro: incolpare noi stessi o gli altri, scarsa comunicazione non verbale, tono di voce inappropriato, ascolto distratto, fare supposizioni prima di aver verificato i fatti, favoritismi, appropriazione delle ‘idee’ altrui, commenti o battute senza filtri, essere chiamati ‘maestri’… nella speranza che si sappia già cosa significhi escludere o ignorare, e la conseguente divisione che si viene a creare. Quando invece dovremmo creare coesione e non lasciar vincere l’ego.

In futuro potremmo pensare anche allo spazio in cui insegniamo. Potremmo prendere decisioni basate, tra le altre cose, sui principi di inclusione e quindi di accessibilità. Sarebbe infatti auspicabile che tutti abbiano pari accesso ai servizi igienici e agli spogliatoi, la sala yoga, senza permettere che l’identità personale venga messa in discussione.
Potremmo riflettere meglio su come trasmettiamo gli insegnamenti del Kundalini Yoga, privileggiando il fatto che tutti possano riceverli: oralmente, per iscritto, con il linguaggio dei segni, ecc.

Le mie parole sollevano certamente alcune domande: da quale prospettiva vediamo il nostro lavoro? Quali sono le nostre priorità come insegnanti di Kundalini Yoga? Come possiamo rendere la nostra sala yoga accessibile a tutti? Come possiamo finanziare tutto questo? E altro ancora.

Nella mia esperienza, spetta a ciascuno di noi trovare il modo di fare ciò che facciamo – insegnare e diffondere gli insegnamenti – in modo equo, inclusivo e accessibile. E se li accettiamo come guida, il nuovo troverà la sua strada, come ci dice un altro dei Cinque Sutra per l’Era dell’Acquario: “C’è una via in ogni blocco”.

COSA NON È INCLUSIVO

Puoi farti alcune domande di verifica per capire come mettere tutti a proprio agio:

  1. A cosadobbiamo rinunciare peressere inclusivi?(i privilegi)
  2. Dove prosperano “… il potere e la bellezza della diversità…”? (nell’inclusione)
  3. A parte l’inclusione cosa è altrettanto importante?(accessibilità)
  4. Quale principio del Codice Etico riguarda da vicino l’inclusione? (Principio 7: Includere attivamente tutti gli individui)
  5. Secondo ilprincipio 7 del Codice Etico, quale politica di inclusione un insegnante di Kundalini Yoga deve seguire? (Quella del KRI)
  6. Come si chiama la nuovo prospettiva con cui guardare quello che facciamo relazionato con l’inclusione? (prospettiva bio-psico-sociale)
  7. Gli stereotipi aiutano o no l’inclusione? (no)
  8. Quali sono i 2 ormoni connessi con il relazionarsi agli altri?(ossitocina e serotonina)
  9. I principi del linguaggio non inclusivo includono Genere, Razza, Immigrati e… (LGBT+, Età, DIsabilità fisica)
  10. Cosa significano Diversità, Equità, Inclusione? (DIVERSITÀ Significa tutti i modi in cui differiamo gli uni dagli altri; EQUITÀ Significa che gnuno ha esigenze diverse; INCLUSIONE Significa che tutti sono riconosciuti nel/per il proprio lavoro)

Articolo “WAs ist Inklusion?” di jiwan shakti kaur pubblicato su Kundalini Yoga Journal Germania – Dicembre 2023

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